Il Manifesto

LE RAGIONI DEL MANIFESTO
Per una Psicologia della Nuova Umanità

‘Farsi Rete’ è uno strumento costituito da una piattaforma digitale, ma anche da un raccordo fisico tra operatori e cittadini, che è stato scelto da alcuni psicologi, psicoterapeuti e specialisti della salute psico-fisica e dei contesti sociali della convivenza che intendono con esso costruire canali di comunicazione, di accoglienza, di terapia, di incontro fisico e telematico, con ogni cittadino/a che si trovi in un momento di cambiamento, di crisi, di scelte da compiere per la propria vita.

Farsi Rete è orientato anche a chi risente dello stress sia mentale che emotivo in risposta agli impegni o ai compiti da svolgere nel proprio privato (genitorialità, relazione di coppia o famigliare), nel proprio lavoro, o a chi sperimenta un senso di insoddisfazione, di alienazione, così come un distanziamento dai sistemi sociali di convivenza.

Tale stress, che osserviamo tra i cittadini, scaturisce anche da questa singolare fase storica del mondo cosiddetto globalizzato, caratterizzato dalle crisi economiche che si susseguono, dai cambiamenti geo-politici condizionati dalle guerre in corso, dalle urgenze energetiche e climatiche che si impongono come una rilevanza prioritaria e non di rado dall’uso distorto della creatività umana, che non si pone così al servizio della risoluzione dei conflitti, delle crisi esistenziali e dei necessari passaggi o attraversamenti da compiere, sia globali che locali, sia personali che comunitari.

Sul versante sociale della convivenza, assistiamo da molti anni all’astensione nel recarsi a votare, all’ assenza partecipativa con le istituzioni scolastiche dei propri figli,  alla denuncia di sentirsi esclusi circa le decisioni importanti o urgenti sulla qualità della vita e sul destino del pianeta, fino al sentirsi attoniti e immobilizzati.

Questa condizione di malessere grava in modo crescente soprattutto sulle nuove generazioni.
Un mondo così strutturato, basato su ragioni di un “ego bellico” in ambito culturale, economico e della convivenza del genere umano sulla terra, non favorisce, ad esempio, il miglioramento dei sistemi di vita della popolazione nell’utilizzo di energie di capitale umano più giovane. Al ricambio generazionale si preferisce mantenere in piedi chi, oggi, vuole governare il mondo attraverso l’uso di “schemi concettuali antistorici, vecchi ed inadeguati” (come descrive la “La Carta della Nuova Umanità” proposta dalla Fondazione Darsi Pace,  che prendiamo come riferimento perché ne condividiamo tutti i punti, avendola sottoscritta), perpetuando una visione della vita nichilistica e consumistica, al posto di un’altra visione più giusta, solidale, inclusiva e spiritualmente ben più elevata del genere umano, che pure abita oggi il nostro pianeta.

Ricordiamo che la nostra Carta Costituzionale, all’art. 3 recita:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.

LA FUNZIONE DELLA PROFESSIONE  PSICOLOGICA
Le persone non vivono bene, in pace e libere e, quindi, noi psicologi dovremmo soffermarci in modo approfondito anche sugli influssi sociali e politici che contribuiscono a questo malessere, invece di perpetuare la tendenza generale a rivolgere attenzione ai “disturbi”, alle patologie, alle categorie diagnostiche, come se ci fosse stata nel tempo una deviazione dell’identità dello psicologo come “colui che si occupa della pazzia”, o solamente del disturbo mentale grave.
E poi c’è la competenza psicoterapeutica che è regolamentata solo dall’articolo 3 della legge 56/’89 di istituzione dell’Ordine degli psicologi,  dopo che gli articoli 1 e 2 espongono in sintesi tutte quelle funzioni di base dello psicologo che vanno dalla prevenzione alla riabilitazione, dal sostegno alla formazione.

Farsi Rete, quindi, è la fisiologica espressione di uno sguardo a tutto campo sulle vicende dell’uomo contemporaneo, basata sull’intento e sulla responsabilità politica e culturale di contrastare una visione alterata e riduttiva del ruolo dello psicologo nella società e dell’utilizzo improprio talvolta delle nuove tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale, che si sono imposte in questi ultimissimi anni come alternative agli incontri fisici – individuali o di gruppo – che rappresentano una insostituibile esperienza umana della relazione e del confronto.

Farsi Rete vuole inaugurare una Psicologia per una Nuova Umanità, proponendosi di aggregare tutti i professionisti della psicologia e della psicoterapia che in varie città d’Italia hanno svolto il percorso dei Gruppi Darsi Pace (vd. darsipace.it): praticanti attivi, ricercatori e studiosi del gruppo di creatività culturale AttraversaMenti e chi, sottoscrivendo i principi del Manifesto e della Carta della Nuova Umanità, collabora strettamente con uno o più praticanti-psicologi dei suddetti gruppi, condividendone le finalità e gli sviluppi operativi.
Siamo, inoltre, aperti e interessati ad  interazioni di scambio con il mondo della psicologia professionale o accademica.

LA SITUAZIONE SOCIALE E PSICOLOGICA DEL PAESE
Scorrendo le pagine del Rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del paese, riferito al 2023 e 2024 (che di anno in anno analizzeremo come indicatore sul benessere sociale degli italiani), si legge che gli italiani sono affetti da “sonnambulismo”: ciechi dinnanzi ai presagi, perché i processi sociali ed economici con le loro criticità non sono al primo posto nei programmi dei politici e governanti del nostro paese.
Nel rapporto Censis si legge che “si soffrirebbe di un “senso di impotenza” tra i giovani, quelli compresi tra i 18 e i  35 anni, che sono il 17% della popolazione, insieme ad un senso di non contare molto nella società, e tutto ciò farebbe vivere nella insicurezza e nell’ansia per il futuro.
La globalizzazione ha prodotto più danni che benefici, e così ci si è “rassegnati”.
Il 58,1% dei giovani tra 18 e i 34 anni si sente fragile, il 56,5% si sente solo e il 69,1% ha bisogno di sentirsi rassicurato.
Si tratta di stati d’animo legati all’incertezza, alla paura di non farcela, alle difficoltà sperimentate nel reggere il confronto con i pari. Se vissuti di frequente, possono sfociare in frustrazione, stati d’ansia, attacchi di panico, depressione o disturbi alimentari. Infatti:
– il 51,8% dei giovani dichiara di soffrire di stati d’ansia o depressione,
– il 32,7% dei 18 – 34enni afferma di soffrire di attacchi di panico, a fronte del 23,8% degli adulti e del 4,2% degli anziani;
– il 18,3% dei giovani esprime con il corpo il proprio malessere e denuncia di soffrire di disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia, mentre la quota scende al 12,8% tra gli adulti e all’8,2% tra gli anziani.
Un giovane su tre (il 29,6% del totale) dichiara di essere andato in cura da uno psicologo, mentre tra gli adulti la percentuale scende al 17,9%, e, dato ancora più preoccupante, il 16,8% assume sonniferi o psicofarmaci”.
Oltre questi dati, si aggiungono quelli tratti dall’indagine “Il benessere Psicologico” condotto dall’istituto Piepoli su richiesta del CNOP (Consiglio nazionale Ordine degli Psicologi):
§ Il benessere psicologico degli italiani è peggiorato del 15%, e del 23% per la fascia 35/54 anni.
Le principali fonti di stress sono:
§ la condizione economica, che è al primo posto con il 24%,
§ le condizioni di salute fisica,
§ l’aumento dei prezzi dei beni di consumo/bollette,
§ il lavoro,
§ i conflitti e le guerre alle porte,
§ l’organizzazione famiglia-lavoro.

Sulla base di questi dati significativi, Farsi Rete vuole proporre una sua Vision e fare la differenza.
Vogliamo concentrare le nostre risorse verso una possibilità che tutti i cittadini possano usufruire dei servizi di counseling o psicoterapici, non solo chi ha risorse economiche disponibili o ampie. La prestazione deve essere garantita nei termini che vanno dalla gratuità per le persone con alta indigenza economica al pagamento del giusto o congruo compenso “personalizzato”.
Infatti gli altri dati sociologici ci dicono che un italiano su 10 vorrebbe andare dallo psicologo ma è costretto a rinunciarvi per motivi economici. Quasi uno su cinque, il 17% si è rivolto alle cure di un esperto.
Il bonus psicologo introdotto dal governo nel periodo post pandemia, ha soddisfatto nel 2023 circa 40.000 cittadini, su una richiesta di 300.00 domande inviate.
E i 260.000 da chi sono andati?

Ricordiamo, altresì, che molte persone affollano gli studi dei medici di base per sintomi ansiosi e/o depressivi, ricevendo prescrizioni per l’utilizzo di psicofarmaci il più delle volte anche in modo inappropriato rispetto al significato sottostante che giustificano i malesseri.

Nella struttura pubblica del SSN si assiste a carenza di personale, tagli della spesa per le cure, attenzione prioritaria verso chi presenta gravi scompensi psichici, e sono sconosciuti altri possibili accessi presso servizi per delle richieste più ordinarie su bisogni orientati al benessere e non solo alla sofferenza psichica.
In rete, altresì, si pubblicizzando “servizi e offerte” di dubbio gusto di prestazioni psicologiche e psicoterapiche, soprattutto dal periodo della pandemia fino ad oggi,  sulla ricerca dello psicologo per il proprio malessere, nei vari social come Facebook, Instagram, o sui canali delle principali TV private e nazionali, a volte fornendo informazioni parziali e perlopiù basate su considerazioni riduzionistiche, scientiste, materialistiche se riferite agli esiti di guarigioni promesse.

LA SALUTE MENTALE È SOLO PER LE ÉLITES?
Oramai si è creato nel paese un circolo vizioso: i tagli nella sanità, il blocco delle assunzioni nel servizio pubblico degli psicologi, l’aumento della sofferenza mentale (si vedano le conseguenze post pandemia e del lockdown), l’immissione sul territorio di migliaia di psicoterapeuti da parte delle Scuole Private di Specializzazione (non statali), con un onorario medio di 60/120 euro per ogni seduta di un’ora, fa sì che il cittadino sia costretto (ma noi diremmo più che altro è “stretto”) nella morsa dell’obbligo, ossia a recarsi presso lo psicologo-psicoterapeuta privato, sia per urgenza, sia per le lunghe attese da sostenere presso il SSN, o per una difficile accessibilità al servizio  Asl più adeguato rispetto al proprio bisogno che il più delle volte non è di natura psicopatologica.
Il cittadino è dentro un obbligo vizioso poco denunciato.
Tra i disagi che registriamo spesso nella nostra pratica clinica vi sono: confusione sulle scelte da compiere nella propria esistenza, difficoltà a gestire relazioni complicate e talune emozioni difficili, fatica nel dare una direzione alla propria vita, problematicità nel governare la propria salute psico-fisica o nel capire come contribuire al benessere di sé e degli altri. Poi emergono anche i malesseri espressi dall’ansia, dalle paure, o quelli causati da una educazione familiare distorcente la natura del proprio “essere”, o se vogliamo dell’anima, termine escluso dal mondo scientifico, ma che per noi è molto esplicativo circa la complessità che ci riguarda come persone a tutto tondo, senza scotomizzazioni e visioni ideologiche riduttive.

La famiglia impegnata economicamente su tante spese, la mancanza di un lavoro per il giovane non prima dei 30 anni se va bene, un lavoro magari precario, uno stipendio che non cresce negli anni al di là dell’inflazione, e che si attesta su un range che va da 900 a 1500 euro al mese, ad inizio carriera, induce chi ha bisogno a delle condizioni:
– si rinuncia allo psicologo, il più delle volte,
– si devono decurtare dallo stipendio circa 250/400 euro al mese per ricevere l’aiuto,
– oppure ci si deve rivolgere ai servizi mercenari, che a costi di 200 euro in media al mese, ma online (quindi senza una presenza fisica che riteniamo il minimo dignitoso come servizio e come buona cura),  si riceve un ascolto psicologico o un trattamento psicoterapico.
O questo, o niente!!!
Pensiamo, così, che la maggioranza della popolazione sia “esclusa” o tagliata fuori dalla possibilità di ricevere una prestazione di aiuto per la propria salute psico-fisica, ed anche che non possa ricevere prevenzione, educazione, sostegno, orientamento, al proprio benessere psicologico.

Ci si può prendere cura di sé, solo se si posseggono risorse finanziarie?
Insomma, il benessere psicologico è solo per le élites!

COSA OFFRIAMO IN BREVE
A fronte di questo scenario proponiamo una psicologia dell’aiuto per tutti.
Offriamo servizi diversificati di aiuto psicologico e di orientamento esistenziale.
La nostra Mission è quella della valorizzazione dei talenti unici di ognuno, individuando sinergie tra le istanze e le risorse del singolo e quelle della comunità in cui vive ed opera.
Offriamo consulenze approfondite; pianifichiamo eventuali trattamenti terapeutici personalizzati; offriamo sostegno psicologico e, ancor prima, un luogo dove sentirsi accolti e mai soli.
Tra le priorità di un tale spazio ci sarà, quindi, la massima attenzione anche alle effettive possibilità economiche di ogni singola persona diversificando il compenso fino a prevedere la totale gratuità laddove necessaria.

Le aree di nostra pertinenza sono rivolte ai giovani, alla famiglia e alle coppie.
Ci stiamo impegnando anche per individuare formule di finanziamento, autofinanziamento, lasciti solidali, diversificazioni di onorari per garantire l’apertura del servizio e la sua sostenibilità organizzativa.